Donne: cosa sono gli stereotipi di genere e come condizionano la nostra vita

In occasione dell’8 Marzo ho scelto di parlare di stereotipi di genere, in particolare di quelli che riguardano le Donne. Questo non vuol dire che gli uomini ne siano esclusi, ma ci sarà un approfondimento dedicato tra qualche settimana. Ci concentreremo quindi su quegli stereotipi che condizionano e limitano la vita delle donne.
È bene precisare che l’8 marzo non è la Festa della Donna, ma la Giornata internazionale dei diritti della Donna, nata per ricordare i diritti conquistati dalle Donne e soprattutto le discriminazioni e le violenze che – purtroppo, ancora oggi – in tutto il mondo ci vedono protagoniste. Non un’occasione per fare baldoria e vendere qualche fiore in più, dunque, ma una giornata con un preciso valore sociale e politico.
Non c’è molto da festeggiare se si pensa che:
- dall’inizio dell’anno sono già 12 le vittime di femminicidio nel nostro paese;
- nel corso della pandemia sono aumentate le chiamate ai centri antiviolenza;
- oltre trecentomila sono le donne rimaste senza lavoro nel 2020 (il 70% del totale dei nuovi disoccupati).
Alla radice di queste diseguaglianze e di queste violenze ci sono appunto anni di una cultura pregna di stereotipi e pregiudizi.
COSA SONO GLI STEREOTIPI DI GENERE
Per definizione, gli stereotipi di genere sono un insieme rigido e cristallizzato di credenze su quelli che dovrebbero essere i comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti e l’apparenza fisica di una persona in relazione alla sua appartenenza di genere.
Questi stereotipi vengono condivisi e trasmessi socialmente, e la mancata aderenza ad essi comporta spesso un giudizio delle persone interessate, che vengono additate in maniera negativa e svalutante, come “poco femminili” o “poco mascoline”. Poco aderenti ad un’immagine socialmente costruita e condivisa, che non corrisponde però alla reale esperienza intima di quella persona.
Si tratta di una forma imprecisa e incompleta di conoscenza, poiché generalizzando delle caratteristiche non comprende le differenze all’interno del gruppo che definisce e neppure il naturale processo di evoluzione a cui quel gruppo va incontro nel corso del tempo.
A questo punto viene da domandarsi: quale funzione hanno gli stereotipi?
Innanzitutto, gli stereotipi tendono a mantenere lo status quo, alimentando e legittimando le differenze tra i generi – soprattutto in termine di potere. Indicano ed influenzano le aspettative nei confronti dei singoli in base all’appartenenza ad un determinato gruppo sociale e in qualche modo semplificano la narrazione del tessuto sociale. Minimizzano le differenze all’interno di uno stesso gruppo ed esaltano quelle tra i due differenti generi. Ancora: gli stereotipi condizionano la vita delle persone che li subiscono, spesso divenendo delle vere e proprie profezie autoavveranti.
Insomma, se per tutta la vita ti hanno raccontato che in quanto donna non potrai aspirare ad altro che al matrimonio e alla cura della casa e dei figli hai davanti a te – semplificando – le seguenti opzioni: scegliere di volerlo davvero ed impegnarti per raggiungere questo tuo obiettivo, ribellarti a questa narrazione e trovare la tua strada e la tua realizzazione in altro modo oppure ancora finire per crederci, senza mettere mai in discussione questa verità data e realizzare così questo sogno nel cassetto sociale.
QUALI SONO GLI STEREOTIPI DI GENERE ATTRIBUITI ALLE DONNE
Molte ricerche hanno messo in evidenza quali sono i tratti che – secondo gli stereotipi – differenziano donne e uomini:
Lo stereotipo maschile è descritto da aggettivi come: dominante, aggressivo, competitivo, indipendente, ambizioso, sicuro di sé, avventuroso, deciso, autonomo, orientato al risultato e all’azione, coraggioso, analitico, forte.
Lo stereotipo femminile, al contrario, si caratterizza per i seguenti attributi: affettuosa, remissiva, emotiva, empatica, attraente, dipendente, sentimentale, capricciosa, incantatrice, loquace, gentile, accogliente, capace di prendersi cura degli altri, sensibile, intuitiva, fragile.
Questo come si traduce nelle esperienze quotidiane?
Indipendentemente dalle attività svolte e dalle performance ottenute, ciò che donne ed uomini fanno viene percepito in maniera differente. Maschile e femminile vengono percepiti come polarità opposte e complementari. In più, storicamente è stata prodotta e tramandata una gerarchia di potere che vede gli uomini al vertice e le donne in posizione subordinata.
“Il genere è il primo terreno nel quale si manifestano le differenze di potere.”
J. Scott
Da ciò deriva un radicato sistema di diseguaglianze, che ancora oggi facciamo fatica ad abbattere nonostante siano stati fatti grandi passi avanti verso la parità di genere.
Nell’accesso al mercato del lavoro, ad esempio, le donne non vengono ritenute idonee a svolgere alcune professioni come quelle scientifiche. Allo stesso modo, a causa di reali o solo presunte esigenze di conciliazione del lavoro con la famiglia, si verificano spesso casi di mancate opportunità di crescita professionale e differenza salariale (gender pay gap).
Vediamo insieme questi interessanti dati istat pubblicati nel 2019 proprio sugli stereotipi di genere:
Gli stereotipi più diffusi sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%).
Il 58,8% della popolazione – tra i 18 e i 74 anni – senza notevoli differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, che si fanno più diffusi al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti. Gli stereotipi inoltre sono più frequenti nel Mezzogiorno (67,8%) e meno diffusi al Nord-est (52,6%).
Sul tema particolare della violenza all’interno della coppia: il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Rispetto al controllo, invece, sono più del doppio le persone (17,7%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l’attività sui social network della propria moglie/compagna.
Persiste il pregiudizio secondo cui la donna è responsabile della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.
Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che donne, 7,9%); per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì”, per il 6,2% le donne serie non vengono violentate. Solo l’1,9% ritiene che non si tratta di violenza se un uomo obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
COSA FARE PER ABBATTERE GLI STEREOTIPI DI GENERE
Studiando il processo di assimilazione degli stereotipi di genere da parte dei bambini si è visto come questi crescano all’aumentare dell’età, in seguito quindi ad una prolungata esposizione alla specifica cultura del contesto in cui vivono. Le immagini pubblicitarie, le trasmissioni in tv, gli albi delle favole, i libri scolastici, i cartoni animati, i giocattoli. I media diffondono una precisa immagine dei generi e i bambini la apprendono facendola propria.
L’impegno a ridurre gli stereotipi di genere deve quindi partire presto, bisogna insegnare ai bambini e alle bambine le stesse cose, senza distinzioni in base al genere: insegnare ai più piccoli che uomini e donne possono entrambi prendersi cura della casa, esprimere le proprie emozioni liberamente e senza vergogna, coltivare i propri sogni e i propri talenti con coraggio e passione, rispettare le persone accogliendo l’unicità di ciascuno.
“La diversità dei sessi è un dato di fatto, ma essa non predestina ai ruoli e alle funzioni. Non esiste una psicologia femminile e una maschile impermeabili l’una all’altra, né due identità incise nel marmo. Una volta acquisito il senso della propria identità, ogni adulto ne fa ciò che vuole o ciò che può. Mettendo fine all’onnipotenza degli stereotipi sessuali, si è aperta la strada al gioco dei possibili. Ciò non significa, come ha detto qualcuno, l’instaurarsi del regno dell’unisesso. L’indifferenziazione dei ruoli non significa l’indifferenziazione delle identità. Al contrario è la condizione della loro molteplicità e della nostra libertà”
Badinter E.
E poi, bisognerebbe chiederlo a noi, alle dirette interessate:
“Cosa vuol dire essere donna, oggi?” ma soprattutto, cosa vorremmo che significasse per le nostre figlie? Quali sono gli stereotipi che non ci vanno proprio giù? Come ci si dovrebbe raccontare?
Se ti identifichi nel genere femminile, puoi scrivermi un commento oppure in privato e raccontarmi la tua esperienza. Sarò felice di leggerti.