Le tecniche di fototerapia: lavorare con le immagini in terapia

Le tecniche di fototerapia sono un insieme di procedure messe a punto per lavorare in psicoterapia e nel counseling grazie alla mediazione del linguaggio simbolico delle immagini.
In un articolo precedente abbiamo introdotto le origini di questa disciplina. Andremo a scoprire ora quali sono queste tecniche e come vengono utilizzate in psicologia.
FOTOGRAFIA E PSICOLOGIA
Scattiamo quotidianamente fotografie.
Lo facciamo per raccontare storie, per comunicare le nostre emozioni, per immortalare momenti felici, per dire tutto ciò che non riusciamo a trasmettere attraverso le parole.
Le tecniche di fototerapia utilizzano queste stesse immagini – personali, familiari o raccolte liberamente dalla persona – per conoscere i sentimenti, le memorie, i pensieri e le informazioni che sono in grado di evocare, così da facilitare la comunicazione terapeutica e i processi di cura e trasformazione.
La fotografia è un alleato prezioso e potente della psicologia.
È facile osservare durante un colloquio con un paziente come sfogliare insieme l’album di famiglia, guardare le foto personali, o semplicemente confrontarsi circa le fotografie incorniciate nella stanza di terapia possa aiutare a raccogliere informazioni importanti su esperienze ed emozioni che talvolta rischiano di passare inosservate.
La comunicazione a partire dalle immagini ci permette di conoscere il punto di vista della persona, scoprire quali significati attribuisce alla realtà, quali sono le sue interpretazioni rispetto ad un particolare avvenimento.
In questo ambito, le competenze artistiche della persona sono del tutto irrilevanti. Ciò che il terapeuta è interessato ad esplorare sono i significati interni che le immagini evocano nella persona che le osserva, sia esso autore, soggetto o solo fruitore dell’immagine.
Le tecniche di fototerapia in psicologia e nel counseling sono importanti poiché ci consentono di ottenere una visione più completa e una comprensione maggiore della persona che incontriamo. Inoltre, permettono di aiutare le persone ad uscire da schemi ripetitivi e disfunzionali, scoprendo che una stessa situazione può essere vista in maniera nuova se ci si permette di esplorare, condividere e trasformare le proprie emozioni al riguardo.
L’utilizzo delle tecniche di fototerapia può essere adattato a qualsiasi orientamento terapeutico, poiché non sostituisce la terapia stessa ma ne è parte integrante.
Le tecniche di fototerapia sono estremamente flessibili e possono essere applicate ai bambini così come agli adulti, alle coppie e alle famiglie, a persone con disabilità, alle minoranze etniche, ai pazienti con difficoltà comunicative. E ancora, nella mediazione per i percorsi di divorzio, nel trattamento di disturbi alimentari, in caso di abusi sessuali, per l’elaborazione di un lutto, con i sopravvissuti di esperienze traumatiche e in situazioni di amnesia.
LE TECNICHE DI FOTOTERAPIA
Le tecniche che ti illustrerò qui sono quelle sistematizzate e presentate da Judy Weiser, psicologa arteterapeuta fondatrice e direttrice del Phototherapy Centre di Vancouver in Canada, nel suo testo “Fototerapia”.
1. LE FOTOGRAFIE SCATTATE O CREATE DAL PAZIENTE
Le immagini – realizzate direttamente o delle quali ci si appropria raccogliendole da riviste, dalla rete, o ancora create attraverso manipolazioni digitali o analogiche – racchiudono indicazioni importanti sulla persona che sceglie di lavorarci.
Il terapeuta approfondisce, in uno scambio attivo, ciò che sta dietro all’immagine, ricercando i simboli e le metafore personali, qualsiasi informazione della quale il paziente potrebbe essere inconsapevole nel momento dello scatto e che possono arricchire la conversazione su aspetti specifici della sua vita.
Questo tipo di immagini possono essere realizzate durante specifiche sessioni di fototerapia, nel corso di un incontro, oppure portate in seduta per rispondere ad una consegna del terapeuta.
2. FOTOGRAFIE SCATTATE AL PAZIENTE DA ALTRE PERSONE
Rientrano in questo secondo tipo di immagini tutte quelle fotografie che sono state scattate alla persona, sia quando ha posato in maniera intenzionale sia quando è stato immortalato a sua insaputa.
Le fotografie scattate dagli altri ci consentono di comprendere il modo in cui una persona è percepita, cosa comunica esternamente con il linguaggio del suo corpo, come viene visto da diversi “fotografi” e quindi comprendere le diverse relazioni in cui è coinvolto.
Inoltre, non avere il controllo diretto sulla scena lo espone al rischio di non piacersi o non riconoscersi nel momento in cui si rivede.
Hai mai provato a chiederti: “Cosa cambierei se sapessi che qualcuno mi sta fotografando in questo momento?”
3. AUTORITRATTI
Rientrano negli autoritratti tutte quelle fotografie che i pazienti fanno a se stessi esercitando in questo modo un controllo totale su tutti gli aspetti della creazione dell’immagine.
Nell’autoritratto la persona è al tempo stesso fotografo e soggetto fotografato.
Le fotografie che le persone si fanno da sole permettono di scoprire chi sono quando nessuno le osserva, le giudica o le tiene sotto controllo. Ogni immagine rappresenta un’indagine autonoma – non contaminata dall’occhio esterno – di alcuni aspetti di se stessi, a prescindere che siano prodotte durante la seduta o scattate/collezionate come compito a casa.
Gli autoritratti permettono un confronto diretto e autentico di tipo non verbale con se stessi, pertanto è bene promuoverne l’utilizzo in terapia.
4. ALBUM DI FAMIGLIA
Gli album di famiglia e tutte le altre collezioni di fotografie biografiche – siano esse della famiglia biologica, di adozione, raccolte formalmente in un album o sparse – sono una sintesi dei tre tipi precedenti di fotografia individuale che sono state raccontate: le fotografie fatte dalle persone, quelle fatte dagli altri e gli autoritratti.
Abitualmente questo tipo di immagini sono raccolte e ordinate in sequenza temporale, rimandando tutte insieme ad una fotografia più più ampia che descrive la casa metaforica in cui vive la persona.
L’album è un racconto – spesso ideale – della sua storia e della sua identità: momenti speciali, luoghi e persone che hanno avuto una particolare importanza nella vita di quella famiglia.
Le pagine che lo compongono racchiudono molti segreti che possono essere svelati.
Non solo gli individui presi singolarmente, ma soprattutto come sono inseriti all’interno del sistema familiare e le sue relazioni significative.
5. FOTO PROIEZIONI
L’atto di osservare genera delle percezioni e delle reazioni che vengono proiettate, dal mondo interiore della persona, sulla realtà esterna.
Il significato di qualsiasi immagine è in primo luogo creato dall’osservatore, durante il processo di percezione.
Questa tecnica non prevede l’utilizzo di un tipo particolare di fotografie, ma si concentra appunto sul processo percettivo.
Immaginate un grande tavolo pieno di fotografie tra le quali scegliere. Gli girate intorno, le scrutate tutte attentamente e alla fine prendete quella che – apparentemente senza un motivo – possiede la vostra risposta.
È molto utile per permettere alle persone di prendere contatto con il canale visivo, acquisire sicurezza e consapevolezza dei propri filtri di lettura della realtà.
Per esigenze didattiche queste cinque tecniche vengono distinte e approfondite singolarmente. Nella pratica spesso si sovrappongono, si integrano e si aprono anche alla commistione con altre tecniche arte-terapeutiche e psico-terapeutiche.
In questo modo da cinque semplici tecniche ricaviamo molteplici strumenti utili per arricchire la nostra cassetta degli attrezzi.
Se una delle tecniche ti ha incuriosito, vuoi conoscere alcuni utilizzi specifici o semplicemente sperimentare, scrivimi pure qui: