Il lutto perinatale: tutto l’amore che resta

Ottobre è il mese della Consapevolezza del Lutto Perinatale. In particolare, il 15 ottobre si celebra in tutto il mondo il “BabyLoss Awareness Day”. Una data che ha lo scopo di sensibilizzare le persone su un tema di cui si parla ancora troppo poco. Questo giorno vuole dare voce a tutte quelle coppie che nella loro vita hanno affrontato la dolorosa esperienza della morte di un figlio, durante la gravidanza o dopo la nascita.
COS’È IL LUTTO PERINATALE
Il lutto perinatale è quel lutto che si sperimenta in conseguenza della perdita di un bambino durante la gravidanza, il parto o dopo la nascita. Un’esperienza purtroppo più frequente di quanto si pensi, se si considera che all’incirca una gravidanza su sei si interrompe nel primo trimestre e che le gravidanze a termine si interrompono più o meno 2000 volte all’anno.
“I dati raccolti dal 2017 al 2019 hanno permesso di confermare il tasso di mortalità perinatale prodotto dall’ISTAT, pari a circa 4 decessi ogni 1000 nati, valore che ci colloca in linea con Paesi, come la Francia e il Regno Unito, che hanno sistemi socio-sanitari analoghi al nostro. I dati evidenziano una variabilità per area geografica che penalizza il Sud del Paese.”
La perdita perinatale è un’esperienza drammatica che comporta tutti gli aspetti del normale processo del lutto. Una circostanza aggravata da specifiche caratteristiche che lo rendono emotivamente e psicologicamente difficoltoso. La morte di un figlio è un evento biologicamente inaspettato e innaturale, è inspiegabile e paradossale poiché morte e vita si fondono e confondono in un’unica occasione.
COME AFFRONTANO IL DOLORE I GENITORI
La perdita del figlio mai nato rappresenta per la coppia di genitori un evento critico e traumatico, che va ad inserirsi in un quadro preesistente di vulnerabilità, determinato dalle esperienze della gravidanza e del parto.
Quali sono le conseguenze psicologiche di questo evento?
La morte infrange il sogno ed il progetto generativo della madre e del padre, comporta un complesso articolato di reazioni ed emozioni: shock, confusione, negazione, agitazione, rabbia, sensi di colpa e di fallimento, isolamento, reazioni psicosomatiche, depressione.
“Quando un bambino nasce morto o muore poco dopo,
non c’è niente.
Il mondo non ricorda niente.
L’utero è vuoto e le braccia sono vuote.”
P. Maghella
In questo contesto il ruolo dello Psicologo Perinatale può essere molto importante. Questa figura, infatti, accompagna la coppia nell’elaborazione dei dolorosi vissuti emotivi che la perdita comporta. Li sostiene nel percorso di accettazione e integrazione dell’esperienza nella propria storia di vita personale e di coppia ed eventualmente li accompagna verso il desiderio di una nuova gravidanza.
Gli interventi proposti dallo psicologo possono essere individuali o di coppia, di gruppo rivolti ai genitori e agli eventuali fratelli e sorelle. Altrettanto importanti sono seminari ed occasioni formative rivolte a quei professionisti sanitari – come ostetriche, ginecologi, neonatologi e infermieri pediatrici – che sono a diretto contatto con la coppia che vive l’evento.
IL SALUTO AL FIGLIO
Riconoscere la realtà della perdita è un passaggio fondamentale per permettere l’avvio del processo di elaborazione del lutto.
La consapevolezza della morte prematura passa soprattutto per i sensi.
In Italia è la legge a tutelare questo diritto fondamentale dei genitori, che possono decidere di incontrare il bambino e trascorrere del tempo con lui. Mamma e papà hanno così la possibilità di vedere il piccolo, toccarlo e tenerlo in braccio, realizzare foto o raccogliere ricordi, come per esempio prendendo le impronte di mani e piedi.
Questi momenti permettono di costruire una storia e soprattutto di creare un’immagine interna del piccolo che si è costretti a salutare troppo presto. Questi piccoli attimi insieme saranno poi fondamentali per avviare e portare a termine il percorso del lutto.
“Senza alcuna traccia esperienziale e senza alcun ricordo tangibile della vita e del passaggio di quel bambino per la madre e il padre è impossibile costruirsi una rappresentazione mentale del bambino morto. Senza quel passaggio, il processo di lutto non può iniziare.”
Monique Bydlowski
“Desenfanter” è il termine che i francesi utilizzano per riferirsi a quei genitori che diventano orfani a causa della morte prematura dei loro bambini. Genitori che non possono dimenticare o cancellare l’amore che hanno provato per il loro piccolo. Genitori che non possono spegnere il dolore semplicemente mettendo alla luce un nuovo figlio.
È importante che questa perdita – e questo dolore – venga riconosciuta individualmente e socialmente, che se ne parli, non si minimizzi e che ci sia formazione adeguata tra i professionisti coinvolti.
Il tabù deve lasciare spazio all’informazione e al sostegno.