Pandemic fatigue: cos’è questa stanchezza che ci assale?

A coniare il termine Pandemic Fatigue è stata recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel documento “Pandemic fatigue. Reinvigorating the public to prevent Covid-19” commissionato dagli Stati membri dell’Unione Europea per fornire indicazioni per la pianificazione e la realizzazione di progetti che hanno lo scopo di promuovere l’adesione delle persone alle norme di sicurezza anti-Covid-19.
L’OMS definisce la pandemic fatigue “una risposta prevedibile e naturale ad uno stato di crisi prolungata della salute pubblica, soprattutto perché la gravità e la dimensione dell’epidemia da Covid-19 hanno richiesto un’implementazione di misure invasive con un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti“.
A otto mesi dallo scoppio della pandemia, un sondaggio dell’Oms ci informa che il 60% degli europei soffre di “Pandemic fatigue”, mentre i sondaggi di Yougov e dell’Economist confermano che la sensazione è diffusa anche negli altri continenti. Il rischio è che questa “stanchezza da pandemia” renda le persone meno propense al rispetto delle regole, per mancanza di fiducia o perché il prezzo da pagare per tutelare la salute è diventato troppo alto sul piano economico e sociale.
“La paura è una motivazione per il comportamento protettivo, ma svanisce quando le persone si adattano alla minaccia. La stanchezza si verifica anche se facciamo le stesse cose ripetutamente per molto tempo.”
Cornelia Betsch – Università di Erfurt
Ci viene chiesto ancora di essere cauti, rinunciare a qualcosa, essere distanti, cambiare le nostre abitudini. La pandemia è in corso, da tanto, troppo tempo e non si sa quando tutto questo finirà. Iniziamo ad essere stanchi. E nell’incertezza generale fanno capolino sfinimento, apatia e demotivazione.
CHE COS’È LA PANDEMIC FATIGUE?
La stanchezza da pandemia è una reazione psicofisica – naturale e prevedibile – allo stress sostenuto e duraturo sperimentato dalle persone durante la pandemia da coronavirus. Si esprime attraverso sintomi psicologici e fisici, come la mancanza di motivazione ad impegnarsi in comportamenti protettivi e ricercare informazioni corrette, sentimenti di compiacimento, alienazione e disperazione.
COME RICONOSCERE LA PANDEMIC FATIGUE
La stanchezza da pandemia è definita “anergia”, ovvero la condizione che vive una persona quando desidera fare qualcosa ma vi rinuncia perché la percepisce come mentalmente faticosa.
Uno dei primi segnali che rende riconoscibile questo specifico tipo di stanchezza è l’insofferenza verso le regole indicate dai governi per contenere il diffondersi del virus. Questa scarsa adesione alle norme viene aggravata dall’incertezza sulla dimensione temporale del fenomeno. “Per quanto ancora bisognerà rinunciare alle proprie abitudini?” Senza una risposta certa a questo interrogativo la reazione di molti è di intolleranza, negazione e avversione per le limitazioni e le indicazioni proposte per prevenire il contagio.
Tutti possiamo sperimentare la Pandemic Fatigue.
Tra i più esposti ci sono sicuramente gli operatori sanitari. Seguono gli adolescenti e i bambini, se non adeguatamente rassicurati e supportati nella comprensione dell’evento e delle sue conseguenze sulla quotidianità.
COME AFFRONTARE LA PANDEMIC FATIGUE
All’interno del documento redatto dall’OMS ci sono alcuni consigli. Primo tra tutti quello rivolto ai governi: sforzarsi di comprendere di più i cittadini, il disagio e lo smarrimento vissuto in questo momento per evitare di generare rabbia e frustrazione. Rispettare il bisogno di chiarezza e la capacità di adottare misure semplici pure se incisive, che permettano di vivere in sicurezza la propria vita.
Le quattro strategie chiave individuate dall’OMS per affrontare la stanchezza pandemica sono:
1. Conoscere e comprendere le persone. Capire quali sono i fattori che influenzano la motivazione e la volontà delle persone di assumere comportamenti protettivi e mettere a punto azioni e interventi informativi mirati, personalizzati ed efficaci.
2. Coinvolgere le persone come parte della soluzione. Promuovere l’auto-efficacia, il senso di appartenenza e stimolare il ruolo attivo delle persone, far comprendere che l’impegno del singolo ha effetti positivi sul benessere dell’intera comunità.
3. Aiutare le persone a ridurre il rischio mentre continuano a fare le cose che le rendono felici. Restrizioni troppo rigide e così tanto prolungate mettono a dura prova la motivazione. Per questo è importante pensare a nuovi modi per permettere alle persone di tornare a fare le cose che inizialmente erano state vietate, ma in piena sicurezza.
4. Riconoscere e affrontare le difficoltà vissute dalle persone e il profondo impatto che la pandemia ha avuto sulle loro vite. Stress, tristezza, ansia, solitudine e noia sono tutte reazioni normali ed accettabili a questa pandemia. L’impatto negativo sul benessere psicologico è innegabile e va affrontato.
L’OMS stabilisce inoltre quelli che sono i cinque principi trasversali da seguire per qualsiasi iniziativa politica o di comunicazione: trasparenza, equità, coerenza, coordinamento e prevedibilità.
Se ti interessa l’argomento, qui trovi le fonti dirette ai testi dell’OMS.