Positività tossica: deve andare per forza tutto bene?

Negli ultimi tempi, complice la pandemia e la diffusione sempre più massiccia dei social, spopolano in rete contenuti caratterizzati da una positività tossica.
Cos’è la positività tossica?
Per positività tossica si intende l’eccessiva e inefficace generalizzazione di uno stato di felicità e ottimismo in tutte le circostanze. Ciò comporta la negazione, la minimizzazione e l’invalidazione dell’esperienza emotiva autentica vissuta dalle persone.
Questa forma di ottimismo inattaccabile genera nelle persone vergogna, invalida le emozioni, favorisce l’isolamento sociale e mina le relazioni di chi viene fatto sentire sbagliato per il semplice motivo di provare sentimenti giudicati dai più negativi.
“ANDRA’ TUTTO BENE”
Quante volte ci siamo sentiti ripetere la frase “Andrà tutto bene” durante questi mesi di pandemia?
Campeggiava sulle lenzuola colorate appese ai balconi, ce lo ripetevamo ad ogni videoaperitivo, ce lo ricordavano tv e giornali.
Oppure lo hai letto in qualche meme divenuto virale sui social, in qualche citazione motivazionale a caso pronunciata da qualche influencer o dall’ennesimo coach del buon umore.
Ma non solo. Chiunque di noi ha sentito almeno una volta nella vita – o ha pronunciato in prima persona – frasi come: “Non ti abbattere”; “Pensa positivo”; “È stato meglio così, adesso andrà meglio”; “C’è chi sta peggio di te, non hai nulla di cui lamentarti” e così via.
L’obiettivo è sempre lo stesso: il tentativo di consolare qualcuno che si sente triste, demotivato. La speranza di spronarlo in un momento di difficoltà per reagire e guardare avanti.
Ma funziona?
La positività tossica è una felicità non autentica, una forma di ottimismo illusorio, imposto, che nasconde e nega quelle emozioni – come la rabbia o la tristezza – che vengono erroneamente giudicate come negative.
Perché per “positività tossica” si intende il concentrarsi solo su cose positive e rifiutare tutto ciò che può innescare emozioni negative.
Ma le emozioni non sono giuste o sbagliate, semmai possiamo definirle piacevoli e spiacevoli.
Negare o evitare le emozioni spiacevoli, le ingrandisce.
Mentre dici a te stesso che non devi provare quella determinata emozione e cerchi di distrarti, resti intrappolato. E a mano a mano che le volti la faccia, queste emozioni si fanno più grandi e pesanti.
Tutto ciò è insostenibile, non credi?
QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELLA POSITIVITA’ TOSSICA
– Vergogna e senso di colpa.
Questa cultura della positività a tutti i costi, a discapito del dolore, incoraggia molte persone a tenere per sé le proprie difficoltà e i propri timori.
Abbiamo paura che essere onesti ci renda deboli e vulnerabili agli occhi degli altri. Proviamo vergogna per ciò che sentiamo. Ci sentiamo sbagliati, privati del diritto semplicemente di sentire ciò che sentiamo.
– Emozioni represse.
La positività tossica ci spinge a reprimere una parte del nostro bagaglio emozionale, mettendo a rischio anche la nostra salute psicofisica. La ricerca psicologica ha infatti dimostrato che nascondere o negare i propri sentimenti genera stress, malattie fisiche, depressione e ansia. Al contrario, imparare a riconoscere le nostre emozioni, imparare a dare loro un nome e ad esprimerle, comprese quelle socialmente meno accettabili, aiuta a regolare la risposta dell’organismo allo stress.
– Isolamento e difficoltà relazionali.
Negando le nostre vere emozioni impariamo a fingere, a mentire, ad indossare una maschera per recitare il ruolo che abbiamo scelto e che pensiamo ci faccia accettare dagli altri.
Senza un contatto diretto con il nostro sentire però anche per gli altri diventa difficile comunicare ed entrare in relazione con noi. Da fuori siamo visti come supereroi che la vita non è in grado in alcun modo di scalfire.
Questa falsa apparenza non metterà le persone a proprio agio con noi. Chi mai si aprirebbe in un momento di difficoltà con una persona del genere, rischiando di non essere compresa e accettata? Come potrebbe mai esserci spazio per il dolore in una relazione con un tipo di persona così?
COME EVITARE DI ADOTTARE GLI ATTEGGIAMENTI TIPICI DELLA POSITIVITA’ TOSSICA
I primi due passi fondamentali per evitare di adottare degli atteggiamenti di positività tossica sono:
1. Accetta e ascolta le tue emozioni, anche quelle difficili.
Affrontare le tue emozioni, lasciarle andare magari parlando con un amico, ti aiuta a sentirti meglio e ne riduce l’intensità. Ascoltare le tue emozioni ti permette di capire meglio te stesso e coloro che ti circondano.
2. Non giudicare le emozioni.
Non esistono emozioni buone o cattive.
Se hai visto il film InsideOut ti risulterà facile pensare alle emozioni come a delle guide. Dei personaggi buffi e simpatici che controllano il nostro cervello, indirizzano le nostre azioni e ci aiutano a comunicare con gli altri.
Tutte le emozioni sono fondamentali in questo processo: Gioia non avrebbe alcun senso senza Tristezza!
COME COMPORTARSI PER STARE ACCANTO AD UNA PERSONA CHE ATTRAVERSA UN MOMENTO DIFFICILE
Cosa è più opportuno dire ad una persona che sta soffrendo, che vive un momento difficile e che vorremmo tanto aiutare?
Ecco alcuni esempi di frasi che non esprimono una positività tossica e possono fare al caso tuo:
“Descrivi quello che senti, ti sto ascoltando.”
“Vedo che sei davvero stressato, posso fare qualcosa?”
“Il fallimento fa parte della crescita e del successo.”
“È davvero difficile, sto pensando a te.”
“Sono qui per voi sia nel bene che nel male.”
“La storia, le abilità, i limiti di ognuno sono diversi e va bene così
“La sofferenza fa parte della vita, non sei solo.”
“Ti vedo. Sono qui per te.”
“Come posso supportarti durante questo periodo difficile? “
“Che schifo. Mi dispiace davvero che tu stia passando tutto questo.”
“TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI”
Avevi mai pensato che troppo ottimismo potesse far più male che bene?
Attenzione, quando si parla di positività tossica non si vuole certo far passare il messaggio che avere speranza o credere in un domani migliore sia sbagliato. Tutt’altro. Ma si vuole sottolineare l’importanza di accettare e dare spazio a tutte le emozioni, senza alcuna forma di giudizio interno o esterno.
Essere felici o essere tristi, non fa differenza.
La differenza sta nella possibilità di poterne parlare, di poter accettare di vivere quella situazione. L’importante è lasciare a chiunque la libertà di sentire e di condividere ciò che vive.
“Nel momento in cui c’era la tempesta, siamo stati con i proclami sui nostri balconi, ma poi è come se questo essere connessi e interdipendenti lo intravedessimo ma non sapessimo portarne anche la fatica e l’impegno. Se non sappiamo che è normale avere flussi interiori, che oscilliamo tra paura e gioia nel momento in cui accadono certi eventi, è come se aspettassimo che finiscano. Proprio come da bambini non aspettavamo altro che il buio passasse”.
Daniela Lucangeli
Possiamo essere tristi, gelosi, arrabbiati, stanchi, invidiosi. E al tempo stesso felici, orgogliosi, sorpresi, speranzosi, entusiasti.
Accettiamo la nostra imperfezione e la nostra ricchezza.
FONTI:
Gross, JJ, & Levenson, RW (1997) “Nascondere i sentimenti: gli effetti acuti dell’inibizione delle emozioni negative e positive.” Journal of Abnormal Psychology, 107 (1), 95-103.
Konstantin Lukin (2019) “Toxic Positivity: Don’t Always Look on the Bright Side” www.psychologytoday.com