Songtherapy: quando la musica incontra la psicologia.

Dal 2016 ho aggiunto nella mia “cassetta degli attrezzi” la SongTherapy, una tecnica messa a punto dal Dottor Romeo Lippi, conosciuto anche come lo Psicologo del Rock.
Questo vuol dire che durante un colloquio potremmo ritrovarci a parlare della musica che ti piace ascoltare o del brano che sceglieresti per descrivere l’esperienza che stai vivendo e che ti ha spinto a chiedere aiuto.
Perché?
Per conoscerti meglio, per comprendere il tuo punto di vista, per scoprire le tue risorse e le tue paure. Ma soprattutto per sintonizzarci sulle stesse frequenze e lavorare bene insieme. Solo così infatti posso davvero aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.
COSA È LA SONGTHERAPY
La Songtherapy è un approccio alla cura e alla crescita personale basato sull’utilizzo consapevole e professionale degli effetti positivi della musica sulla salute delle persone.
Psicologia e canzoni si mescolano per facilitare il cambiamento e contribuire al benessere.
«Tu vuoi canzoni emozionanti
Che ti acchiappano alla gola senza tanti complimenti
Canzoni come sberle in faccia per costringerti a pensare
Canzoni belle da restarci male
Quelle canzoni da cantare a squarciagola
Come se cinquemila voci diventassero una sola
Canzoni che ti amo ancora anche se è triste, anche se è dura
Canzoni contro la paura
Canzoni che ti salvano la vita
Che ti fanno dire “no, cazzo, non è ancora finita!”
Che ti danno la forza di ricominciare
Che ti tengono in piedi quando senti di crollare.»
(Brunori Sas)
La songtherapy non è una tecnica frivola e superficiale come potrebbe sembrare. Al contrario, ha delle solide basi scientifiche che ne spiegano gli effetti.
Numerosi studi negli ultimi anni, infatti, hanno messo in evidenza come l’ascolto di musica abbia effetti positivi, come l’attenuazione di sintomi depressivi e ansiosi, il miglioramento della motivazione e delle performance accademiche, sia utile per le abilità sociali e relazionali, nella gestione delle emozioni dei malati oncologici e degli eventi stressanti, nei casi di Alzheimer.
La musica può essere utilizzata per migliorare, mantenere o recuperare il funzionamento cognitivo, fisico, emotivo e sociale e per aiutare a rallentare la progressione di diverse condizioni mediche.
È uno strumento utile nel trattamento dei disturbi cerebrali e delle lesioni acquisite. Gli studi di neuroimaging mostrano infatti che la musica stimola le regioni del cervello coinvolte nelle emozioni, nella ricompensa, nella cognizione, nella sensazione e nel movimento. Terapie basate sulla musica possono quindi promuovere la neuroplasticità – cioè la creazione di nuove connessioni e circuiti cerebrali – per compensare parzialmente le carenze delle regioni danneggiate del cervello aiutando i pazienti a riacquistare le capacità perse.
QUAL È L’EFFETTO DELLA MUSICA SUL CERVELLO?
La musica sembra avere un lungo passato nella storia dell’umanità, tanto o più del linguaggio verbale. Lo dimostrano i ritrovamenti archeologici di flauti costruiti con ossa di uccelli circa 6.000/8.000 anni fa e altri strumenti che potrebbero essere precedenti alla comparsa dell’ homo sapiens.
Se questa competenza si è evoluta ed ha accompagnato lo sviluppo della specie deve avere certamente una funzione importante.
“Il motivo per cui la maggior parte di noi prende parte ad attività musicali, componendo, eseguendo, o semplicemente ascoltando, è dato dal fatto che la musica è capace di suscitare in noi stessi delle emozioni profonde e significative.
Sono emozioni che possono andare da un ‘puro’ godimento estetico per un costrutto sonoro, alla gioia o alla disperazione, che la musica a volte evoca o sostiene, al semplice sollievo dalla monotonia, dalla noia, dalla depressione, che le esperienze musicali quotidiane possono fornire.
Se i fattori emotivi sono fondamentali per l’esistenza della musica, diventa allora fondamentale chiedersi, sul piano della ricerca psicologica, come la musica riesca a influire sulle persone.”
John Sloboda – Università di Keele (UK)
Gli scienziati si sono spesso interrogati su questo tema e oggi sappiamo che le aree del cervello coinvolte nell’ascolto della musica – oltre a quelle del linguaggio e delle emozioni – sono quelle deputate al controllo e all’esecuzione dei movimenti.
L’ipotesi dal punto di vista evolutivo è che quindi la musica ci aiuti a muoverci tutti insieme e in questo modo ci induca ad agire in maniera più altruista e più uniti.
SONGTHERAPY: MUSICA E PSICOLOGIA
La musica genera piacere: il nostro cervello durante l’ascolto rilascia dopamina, il neurotrasmettitore della felicità prodotto anche in risposta a cibo, sesso e droghe.
Non solo, la musica allunga e migliora la nostra vita.
Una ricerca condotta dalla Goldsmith University ha svelato che assistere ad un concerto per almeno venti minuti aumenta il benessere del 21%. I risultati hanno mostrato che le persone che hanno partecipato ai concerti hanno avuto un aumento del 25% nei sentimenti di autostima e vicinanza agli altri e un aumento del 75% nella stimolazione mentale.
Questi dati, combinati con quelli di altri studi precedenti secondo cui alti livelli di benessere potrebbero allungare la vita umana di circa nove anni ci permettono di dedurre che la musica può influire positivamente sulla durata della nostra esistenza.
“Ci rendiamo conto che la prescrizione di un concerto ogni due settimane potrebbe consentire a chiunque di vivere una decina d’anni in più” ha affermato Patrick Fagan
(il docente impegnato in questa ricerca)
La scienza lo conferma, ma lo sapevamo già.
È un’esperienza universale e innegabile.
Ascoltiamo musica già quando siamo nella pancia delle nostre madri e continuiamo in culla ascoltando dolci ninne nanne.
I bambini, nei primi mesi di vita, hanno la capacità di rispondere alle melodie, i morbidi suoni musicali li rilassano. È noto, ad esempio, che i neonati prematuri che non riescono a dormire traggono beneficio dal battito cardiaco della madre o dai suoni che li imitano.
Crescendo la nostra vita si trasforma in un film articolato e ricco di esperienze in cui la musica fa da colonna sonora alle scene più importanti. Ogni momento ha il suo brano, adatto alla situazione. Una compilation di parole e melodie dei generi più svariati: romantici, tristi, rabbiosi, motivazionali, riflessivi.
“Lo so che le mie sono storie personali. Ma quando canto c’è gente che piange, che capisce la mia pena e misura il mio dolore con il proprio dolore, e piange.
La mia storia diventa la loro storia. Se io riesco a entrare in contatto con loro, per me è una vittoria. Io voglio che la gente senta le mie canzoni, viva le mie canzoni, e questo vuol dire anche sofferenza.”
Mary Gauthier
La musica accompagna le nostre giornate, come piacevole sottofondo o come strumento di consapevolezza. Ci permette di incontrare le persone, scoprirle e comunicare con loro su un piano emotivo.
Qual è la tua canzone del cuore?
Quella che parla di te e della tua vita?
Se ti va scrivimi in privato, sarò felice di aggiungere il tuo brano alla playlist #aritrovarparole che trovi su Spotify.
FONTI:
- “Pink Freud – Psicoanalisi della canzone d’autore da Bob Dylan a Van de Sfroos” di Angelo Villa – edizione Mimesis (2013)
- Lo psicologo del RocK